La Calabria che non ti aspetti: il diario di un’anima felicemente conflentina
Felici e Conflenti: un viaggio nella tradizione musicale del Reventino
Quest’anno ho partecipato, per la quarta volta, al Festival Felici e Conflenti, giunto alla sua undicesima edizione, e ogni volta è come tornare a casa.
Voglio raccontarvi tutto:
Conflenti (CZ), è un magnifico borgo arroccato tra le colline del Reventino e per il festival si trasforma in un palcoscenico vivente dove musica tradizionale, arte e comunità respirano insieme. E io, dopo quattro anni, posso dirvelo: qui l’accoglienza ha il sapore della festa.
🎶 Cos’è Felici e Conflenti: Un workshop residenziale unico, dedicato alla riscoperta della cultura musicale e artigianale del Reventino, tra laboratori, trekking sonori, feste in piazza e sapori autentici, non è stato solo un festival, ma una immersione totale in una cultura viva. Ecco cosa mi ha conquistato:
- I laboratori:
- Danza con Andrea Bressi, dove i passi tradizionali diventavano linguaggio condiviso.
- La magia della zampogna con Giuseppe Muraca e Christian Ferlaino, strumenti che sembravano parlare con il vento.
- L’organetto di Loris Paola e Daniele Gallo, che ha riempito le giornate di ritmi irresistibili. Mi svegliavo al mattino al suono dell’organetto nella piazzetta antistante il mio alloggio.
- I momenti indimenticabili:
- Il concerto di Damaramà all’antico mulino, con le voci femminili in polifonia che echeggiavano tra le pietre.
- La Festa d’a Grispeddra con Nicola Butera, un tripudio di canti e balli sotto le stelle.
- Il Ballo del Ciuccio a mezzanotte, dove la comunità si è trasformata in un’orchestra di risate e musica.
- La connessione con il territorio:
- Il trekking sonoro con Conflenti Trekking, dove ogni passo era accompagnato dal suono della natura.
- I laboratori di panificazione e cucina, con il pane fatto come una volta e i sapori della gastronomia locale. E qui me la sono “scialata“, come si dice in Calabria quando il piacere supera ogni aspettativa. E’ stato un viaggio sensoriale tra farina, lievito e tradizione. A guidarci, il maestro panificatore Angelo Meringolo, un alchimista dei cereali, che ci ha svelato i segreti del suo lievito madre, un tesoro custodito con la devozione di una ricetta di famiglia. Con le nostre mani impastate, abbiamo dato forma a piccole pitte, e mentre lievitavano, Angelo ci raccontava di come il pane un tempo fosse “voce dei campi e memoria dei gesti”. Poi, il momento della verità: il primo morso. un sapore antico, panoso, che riempiva la bocca di stupore e il cuore di nostalgia. Crosta croccante, mollica fragrante – un pane che non era solo cibo, ma poesia semplice. E ho capito perché i calabresi dicono “u pani è vita”: in ogni boccone c’era il sole del Reventino, la pazienza della lievitazione, l’orgoglio di un sapere che resiste.
- Abbiamo anche preparato i bocconotti calabresi con Valentina Mastroianni proprietaria de “Il Brigante Bakery” di Conflenti e Carmen Floro. Una ricetta antica che mi ha rapito ed ho subito riprodotto nella mia cucina. La mia famiglia ed i miei amici ringraziano Valentina e Carmen.
Felici e Conflenti: quello che mi porto a casa
Un cuore pieno.
Di allegria, di quelle risate che scaldano anche a distanza. Di gioia condivisa, perché qui non sei mai davvero solo—ci sono sempre mani pronte a battere il tempo, voci che si uniscono in coro, sorrisi che diventano complicità.
Persone che ora fanno parte della mia storia.
Valérie, Roberto, Marie Christine—nomi che prima erano sconosciuti e ora sono amici. Brigitte, Peppe (la persona più accogliente di Conflenti), Paolo, Salvatore, Maria e tutti quelli che ogni anno ritrovo come fossero famiglia. E poi gli artisti: Angelica Perri, con la sua voce che ha incantato Piazza Chianetto, le ragazze di Damaramà, le cui polifonie sembravano sussurri antichi portati dal vento.
Una scoperta inaspettata: la voce che non sapevo di avere.
Il laboratorio di canto con il maestro Giuseppe Gallo mi ha svelato un mondo perduto: quello dei canti popolari, quelli che accompagnavano i contadini nei campi, le donne al lavoro, la vita di ogni giorno. E mi sono chiesta:
perché abbiamo smesso di cantare? Perché oggi corriamo in silenzio, con le cuffie nelle orecchie, invece di farci guidare da quelle melodie che trasformavano anche la fatica in poesia?
Il ritorno alla semplicità che ci manca.
Il cibo vero, fatto di cose semplici, a km zero. Le serate in piazza dove si balla fino a tardi, senza bisogno di playlist perfette. Le conversazioni che nascono spontanee, senza il filtro di uno schermo. A Conflenti ho ricordato che la felicità non ha bisogno di complicazioni.
E soprattutto, la consapevolezza che la tradizione non è nostalgia.
È un ponte—tra chi eravamo e chi siamo, tra le generazioni, tra il passato e un futuro che può ancora essere ricco di umanità.
Forse, senza rendercene conto, abbiamo tutti bisogno di un posto come questo, di un festival che non è solo musica, ma un abbraccio.
E io, per la quarta volta, mi sono sentita a casa.
Grazie che non possono mancare
Un ringraziamento speciale agli organizzatori per aver creato uno spazio dove tradizione e contemporaneo si abbracciano, e agli abitanti di Conflenti per averci fatto sentire a casa; alla struttura che mi ha ospitato per alloggio e stupende prime colazioni su una terrazza panoramica: Bed and Breakfast Erica (Angela le tue torte sono spaziali). E poi… ai suonatori di San Mango d’Aquino, Cardeto e tutti gli artisti che hanno reso ogni piazza un palcoscenico senza tempo.
📸 Le immagini – La Calabria che non ti aspetti: il diario di un’anima felicemente conflentina
Le foto? Le trovate qui sotto!
Gli amici del cuore……conflentino
Non posso non condividere uno stralcio di uno dei concerti più belli di tutte le edizioni di Felici e Conflenti che ci ha fatto ballare tutta la notte:
E allora, perché tornare?
Perché Felici e Conflenti non è solo un evento, ma un patto con la bellezza semplice delle cose: la musica che unisce, il pane condiviso, le notti danzanti fino all’alba. Se cercate un’esperienza che vi resti nell’anima, segnatevi la prossima edizione!
Titti e la sua
